C’È+GUSTO A BOLOGNA, quest'anno all'annuale Festival dedicato al cibo a 360° de IL GUSTO di Repubblica la pasticceria è salita sul palco con la Signora in dolce e due maestri di dolcezza come la pastry chef Loretta Fanella e il maestro pasticciere Francesco Elmi.
Domenica 19 ottobre ho condotto il talk “La Dolce Grammatica” in dialogo con Loretta Fanella e Francesco Elmi di Regina di Quadri negli appuntamenti di Dialoghi di Gusto e abbiamo parlato di Dolce grammatica.
Creatività, emozione e passione, sono infatti gli ingredienti principali con cui si impasta il dolce perfetto. Prima ancora della tecnica, che certo è importantissima ma fa da sfondo quando si entra in quell’antro magico in cui tutti i golosi vorrebbero perdersi e dove esiste una vera e propria “dolce grammatica” con il linguaggio universale della pasticceria tra maestria e Innovazione.
Riporto le parole del bellissimo articolo di Lorenzo Cresci che mi spingono a fare una riflessione:
“La Signora in Dolce, ovvero Tiziana Di Masi, traccia una tendenza. Importante, perché va a superare un linguaggio del mondo della pasticceria spesso limitato nella sua visione: ovvero che dolce significhi un’occasione speciale, il tradizionale cabaret di paste domenicale, una torta di compleanno o addirittura quella nuziale. Invece, pasticceria è rito quotidiano, qualcosa di più di un capriccio o di uno sfizio”.
Innovare la comunicazione della pasticceria non è semplice.
Viviamo in un mondo in cui si parla (quasi) sempre delle stesse cose: il culto del pasticcere-star, la ricetta segreta, il “magna magna” di turno in cui conta “mangiare dolci” e instagrammare.
Tutto giusto, tutto bello, ma… riduttivo.
La pasticceria può essere molto di più.
Può diventare una nuova frontiera di inclusione, di bellezza e di emozione, un piccolo rito quotidiano che unisce le persone.
Può essere artigianato che ispira storie, romanzi, spettacoli , un linguaggio che dialoga con la cultura e con la vita, e che racconta la dolcezza non come zucchero, ma come esperienza condivisa.
Innovare, oggi, per me vuol dire guardare la pasticceria con occhi nuovi: non come vetrina, ma come voce, in dialogo con grandi professionisti dell'arte dolciaria
Una voce che parla di noi, di ciò che siamo e di ciò che possiamo diventare — insieme, davanti a un dolce.