Puoi scegliere di passare tutta l'intera serata a contemplare il soffitto, dove i dipinti dei Carracci ti rapiranno i sensi per vivere la tua "personale sindrome di Stendhal", rischiando però un torcicollo, oppure volgere lo sguardo ai piatti e goderti una cena fra le migliori fatte a Bologna.
La perfezione è un sapiente mixaggio di portate e contemplazione dei dipinti, ovviamente, con buona pace del gusto e del torcicollo.
Il luogo in questione è il ristorante I Carracci del Grand Hotel Majestic già Baglioni di Bologna, dove la bellezza del luogo si sposa con l'armonia, il buon gusto di un'accoglienza raffinata ma intima e la cucina di Guglielmo Araldi che riscopre la tradizione bolognese in versione light ma non meno autentica.
Ma il punto forte, va detto, sono proprio i dolci del pastry chef Vincenzo Digifico, motivo della mia cena.
Ho optato per il signature dessert di Vincenzo, il Cremoso Moscovado con gelato alla vaniglia e riduzione di Jack Daniel's, poi la fantasia si è accesa con un dessert non ancora in carta, ma che appena planato sul tavolo è stato da me nominato "La Primavera dei Carracci".
Se il cremoso al moscovado, dal gusto rotondo e intenso, mi ha solleticato il palato con la sua liquirizia dolcificata con lo zucchero moscovado e ammorbidito il cuore con il biscotto al cioccolato cotto al vapore (ai limiti della commozione) è stata "la Primavera dei Carracci" che ha meritato un sonoro "wow" alla vista e al gusto.
Vincenzo ha creato un ovulato in cui ha racchiuso fiori colorati, alla base ci sono un cremoso al lime, timo limonato, anice stellato, mela al Saint Germain e un sorbetto zenzero e lemon grass: Primavera!
Un dessert che esplode di freschezza e vitalità! Gusti ad ogni boccone fiori, frutti, profumi ed essenze, come se camminassi in un prato fiorito di primavera; un dessert da dedicarsi per celebrare il proprio risveglio interiore o l'invito a vivere intensamente questa stagione di rinascita e bellezza.
La piccola pasticceria termina in grande stile la mia sweet experience; Vincenzo ha studiato a lungo in Spagna (allievo del grande Paco Perez) e ha omaggiato l'opera di Salvador Dalì con una composizione sfiziosa: una bocca parfait al mirtillo, un naso con cioccolato al 70% e un occhio che è una crema allo yuzu.
Tutti i sensi sono coinvolti per apprezzare la cifra stilistica pasticciera di Digifico, una mano che non affonda mai nello zucchero ma che sembra stare in punta di piedi nel trattare la pasticceria.
Lo fa con immensa delicatezza eppure c'è rotondità, pienezza del gusto, soddisfazione nel passare da una creazione all'altra senza mai far stancare nè appesantire; il dolce è arte nel farlo e nel gustarlo.
Torno a casa e "Primavera dei Carracci" e i dipinti del soffitto della sala ristorante si sono fusi nella mia memoria...la dolcezza vera eleva lo spirito così come la grande arte pittorica.