Cara torta della nonna, oggi il sole a Firenze splende e il cielo è azzurro; la pasticceria Scudieri di fronte al Duomo mi tenta con le sue lussuose vetrine da cui si intravedono raffinati dolci, e fra i vari dolci tipici ci sei tu!
Le tue origini ti nominano aretina o fiorentina, a me poco importa in tal frangente; singolare invece è che nasci dalla noia di alcuni clienti del cuoco fiorentino Guido Samorini, che stanchi dei pochi dolci tipici della tradizione toscana, gli chiesero una novità.
E la novità arrivò e fu molto apprezzata!
Pasta frolla, ripiena di crema pasticcera e ricoperta di pinoli e zucchero a velo.
“Friabile fuori come una crostata e teneramente cremosa dentro, dal gusto fresco e delicato di vaniglia, pura estasi ad ogni morso”.
Stop! Il sogno è finito!
La realtà è tutt’altra oggi! La pasta frolla non esalta, al primo assaggio mi arriva lo zucchero e non il sapore del burro. E gli aromi delicati di vaniglia, che tanto amo, non sono minimamente contemplati; la crema pasticcera è accettabile ma è piatta, senza fantasia, morbidezza né cremosità che conquistano.
Ma quello che infastidisce davvero è la variante non richiesta: dove diavolo sono i pinoli?
Sopra la torta, invece che il sapore del pinolo dal gusto raffinato e antico (quello sì degno davvero delle amate nonne) ci sono le mandorle tagliate.
Ma che cosa c’entrano le mandorle? Nell’equilibrio dei sapori, quello scrocchiare delle mandorle mi infastidisce e mi riporta al sapore di un biscotto!
E la crema? E’ come se non ci fosse, nell’incontro fra la banale pasta frolla e le mandorle fin troppo abbrustolite, la crema ha smarrito la sua presenza, la sua essenza e soprattutto la sua vocazione: nessun contrasto fra lei e la frolla, ma un unico sapore dolce privo di qualunque nota.
Lo zucchero a velo mi calma un po’ (lo zucchero a velo è sempre una carezza) ma rimane che la torta sia deludente.
Le varianti possono essere ammesse, ma se me la vendi per Torta della nonna tradizionale, mi ci devi mettere i pinoli cavolo!
Piccola nota: io ho comprato una porzione di torta, non la torta intera. Se avessi optato per la seconda scelta, non oso immaginare quanto sarebbe stato più leggero il mio borsellino. Si può far pagare una porzione così minimal ben 5 euro? Presa poi da asporto, sia chiaro, non l’ho nemmeno consumata nel lussuoso locale.
La torta della nonna è una cosa seria!
Non la si può liquidare come una vecchia rompiscatole, azzittirla e soffocarla riempiendole la bocca di mandorle!
Sarebbe stata un’ottima merenda dal cuore cremoso, rassicurante come il suo stesso nome richiede. Ma il pessimo servizio che hanno reso alla nonna proprio non mi va! L’hanno fatta invecchiare tutta d’un tratto, resa vetusta, sorpassata, noiosa, di quelle vecchie rompiscatole che ti fanno la ramanzina e che se puoi, eviti con grande gusto.
Calma, nessun dramma, il mondo è pieno di pasticcerie e la torta della nonna mi impone nuove e più approfondite ricerche. Intanto mi consolerò con un’altra torta oggi stesso... nessun male viene mai per nuocerein fondo, almeno cosi diceva la mia saggia nonna Maria. Che avesse davvero ragione?