Dal 1941 a Savigno, nella Valsalmoggia, in provincia di Bologna, si consuma una appassionata storia d’amore con il pane, da cui nascono ogni giorno multiformi dolcezze, una migliore dell'altra: è la storia di Pand’Oro Scuola di pane.
C'è tanta cura in ogni leccornia che ti fa l'occhiolino da una vetrina e un banco allestiti così bene da far invidia al palco del festival di Sanremo; ma qui ad andare in scena non sono i cantanti, ma una sfilza di dolci della montagna e della tradizione bolognese che da sempre contemplo e degusto in giro per Bologna, il più delle volte senza trovare pace.
Tartufi dolci di Savigno, zuccherini di montagna, raviole, peschine, spumini, biscotti al vino, torta di riso e poi c’è lei, l’inimitabile torta di mele di Mirella che da ora in poi sarà meta di golosi pellegrinaggi.
Voglio dirvi che vale il viaggio fare un capatina in quel di Savigno, perché mentre sgranocchierete la vostra graziosa e deliziosa raviola ripiena di ottima mostarda (non quella robaccia gastritica di cui rimpinzano improbabili paste frolle in giro per Bologna) e avete già adocchiato lo zuccherino, fra una crescenta ai ciccioli e un filoncino di pane (fatto rigorosamente con Frumenzio, il loro lievito madre) spunterà fuori la regina del forno: la torta di mele di Mirella!
Avete presente quelle cosiddette "torte di mele" in cui tu mangi mangi e ancora mangi, nella speranza vana di beccare un pezzo di mela che chissà mai se troverai? E se le mele le trovi o sono troppe, semmai concentrate sul fondo e la inumidiscono rendendola quasi collosa, o talmente poche che gridiamo "miracolo" se ne troviamo un pezzo?
Non è la torta di mele che troverete qui, Deo gratias.
Siamo ahimè più abituati a sfortunate ciambelle con le mele che a "torte di mela".
In questo caso l'equilibrio fra l'impasto e la mela è finalmente riuscito, regalandoci un'autentica delizia: tanta mela quando impasto!
E fetta dopo fetta non stanca perché non esagera mai - lei- né nello zucchero né nel burro.
E' un vero spasso deliziare il palato continuando ad allungare le mie zampe su tutte le altre specialità fra cui le peschine all'alchermes col loro inconfondibile color rosa, per non parlare delle sfrappole!
Carnevale è passato da poco ma ho trovato il posto giusto per continuare a festeggiare; se poi volete fare un ulteriore tuffo nei sapori "dna volta" (come si dice in dialetto bolognese), non mancate al piccolo museo dei mulini della Valle fra antiche macine per il grano e fotografie di famiglia, che sta proprio accanto al forno.
Al Pand'oro il pane è una storia di famiglia e quei dolci "veri" non smetteranno mai di raccontarvela!